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Danilo Mengoni

Ne usciremo migliori

Ne usciremo migliori

Due racconti lunghi accomunati da tematiche attuali, che mettono il lettore di fronte alle ipocrisie e alle tante piccolezze dei nostri giorni. Pandemia e crisi climatica ne sono lo sfondo.

La vorace fantasia di Mengoni proietta i fantasmi del nostro recente quotidiano in uno scenario surreale e grottesco, ma la sua narrazione scarna ed efficace rende ogni storia, ogni dettaglio, ogni personaggio reale e plausibile.

Lo scrittore, però, compensa abilmente la drammaticità con l’ironia, rendendo ogni passaggio divertente e irriverente.

I personaggi sono trasposizioni torbide e truci dell’uomo mediocre contemporaneo, con le sue meschinerie e piccolezze quotidiane.

Le storie narrate partono da una lucida osservazione della realtà e proiettano, attraverso la fantasia dell’autore, uno spettacolo a tratti scintillante, apocalittico e forse un po’ gotico.

Il tratto gotico sconfina però sempre felicemente in momenti di ironia pura e scanzonata incollando il lettore alle pagine.

Lo stile è asciutto e diretto, scorrevole e accattivante.

Il divertimento è assicurato. E anche qualche spunto di riflessione.

Leggi il primo capitolo

IL CINEPANETTONE

CAPITOLO 1
LA “CAFFÈ BORGHESI”


Erano esattamente otto i panettoni acquistati in offertasoci
al supermercato del quartiere. Due classici con uvetta e
canditi, uno senza canditi ma con gocce di triplo cioccolato:
amaro, bianco, al latte; uno con pistacchi salati, uno alla mimosa
di Adelmo e tre al caffè della “Caffè Borghesi”. Li aveva
consegnati nel pomeriggio un rider che si era beccato una
discreta mancia e tanta acqua piovana. Alcuni di quei dolci
natalizi sarebbero rimasti sotto l’albero di Natale per tutte le
feste e alcuni persino dopo, almeno fino a quando qualcuno,
nel fare colazione, non si fosse accorto delle scorte di oro Saiwa
o Osvego della Gentilini finite e con le buste pigramente
riposte vuote nella dispensa.
Per Tommaso e Anna quello era il primo Natale che trascorrevano
insieme. Si conoscevano da almeno due Natali,
ma la precedente cena era saltata perché Anna sembrava
essere la solita sbandata di Tommaso la cui vita (e soprattutto
l’aspetto sentimentale) pareva una vecchia Panda su una
stradina di campagna durante un acquazzone, in inverno, e
con le gomme lisce. Invece, la dolce Anna, anche se non rappresentava
la fine dell’acquazzone nell’animo di Tommaso,
poteva certamente significare un paio di pneumatici nuovi
quattro stagioni e quindi un po’ di stabilità. Per lei Tommaso
era tornato dall’Inghilterra, dove si era trasferito dieci anni
prima iniziando a lavorare come dog sitter e dove poi aveva
fatto carriera, diventando il capo dei Baby Sitter, allevamento
intensivo di mini-toy-dog che erano immediatamente diventati
il vezzo dei vips e dei tiktoker. Sembrava non avesse
alcun interesse a far parte del board dell’azienda di famiglia,
la “Caffè Borghesi”, di cui avrebbe comunque ereditato il 17
percento insieme ai due fratelli maggiori.
Quello era anche il primo Natale di Milly (Camilla) e il
secondo di Jack (Giacomo) suo cugino.
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In tutto erano 11 commensali e solo durante la cena (o
subito prima) si sarebbe aggiunto il dodicesimo invitato: un
vicino di casa.
Guidava la compagine la più vecchia, la bisnonna Nilde,
la fondatrice della torrefazione di famiglia: “Caffè Borghesi”;
poi il suo unico figlio Michele che aveva trasformato la
“Caffè Borghesi” in una multinazionale, sua moglie Teresina
e i loro due figli; il primogenito, Mario, che aveva rinunciato
a far parte dell’azienda, e Silvia, entrambi lì alla cena con
relativi compagna e marito: Flavia e Fabio; quest’ultimo intenzionato,
di sottobanco, a trasformare la “Caffè Borghesi”
in una multinazionale di caffè decaffeinato solubile; poi i due
bambini (già citati) e infine l’ultimo dei nipoti: Tommaso, con
la sua Anna.
Gli 11 a quella tavola erano tutti positivi al Covid, asintomatici
o paucisintomatici, e in quarantena in quella casa.
Il dodicesimo si sarebbe aggiunto soltanto se fosse risultato
positivo al tampone rapido di cui ancora aspettava la risposta
in isolamento in bagno. Quella cena di Natale era molto
inclusiva, rispetto a tutte le altre cene in giro per la città e in
Italia e nel mondo.
Nilde: positiva, no ageusia e anosmia.
Michele: positivo, sì ageusia e anosmia.
Teresina: positiva, sì ageusia e anosmia.
Mario: positivo, sì ageusia e anosmia.
Fabio: positivo, si ageusia e anosmia.
Flavia: positiva, sì ageusia e anosmia.
Silvia: positiva, sì ageusia e anosmia.
Giacomo: positivo a tampone antigenico.
Camilla: positiva a tampone salivare.
Tommaso: positivo, sì ageusia e anosmia.
Anna: positiva a tampone molecolare (2 valori su 3).
Bruno: in attesa di responso da tampone antigenico.
Il dodicesimo, convinto No-vax, sperava di risultare
positivo, visto il suo contatto diretto con un infetto 48 ore
prima, e poter così trascorrere quella serata “in famiglia”,
considerando che da casa sua era stato scacciato per le sue
convinzioni anti-scientifiche. Ma se fosse risultato negati11
vo, non sarebbe stato accolto; i Borghesi non volevano in
alcun modo trasformare quella cena della Vigilia nella cena
degli untori.
In quella famiglia, inclusiva fino al midollo, non riuscivano
ad accettare l’idea di escludere qualcuno per le sue convinzioni,
per quanto diverse dalle loro, o anche per credenze
idiote o persino dannose.
Il vecchio marito dell’anziano donna, Gillo – ormai deceduto
da anni – era sempre stato un convinto fascista; la moglie
di Mario era vegana; il marito di Silvia credeva nell’universo-
simulazione, era raeliano dopo essere stato adepto di
Scientology; Anna era convinta biocentrista e Tommaso era
della Roma. Ogni convinzione, a prescindere, era la benvenuta,
persino quella dei No-vax. La più anziana, di famiglia
ebraica (ma non osservante), si sentiva molto vicina ad alcune
di quelle idee anti-scientifiche, ma considerando la sua
età e i suoi acciacchi era stata obbligata a inocularsi 5 dosi
controvoglia; la donna poteva considerarsi a tutti gli effetti la
No-vax con più dosi di vaccino in corpo; detto ciò non avrebbe
mai e poi mai chiuso la porta in faccia a quel giovanotto,
che era un ragazzo delizioso, e che attendeva con educazione
il responso del tampone, sperando fosse positivo.
La vecchia signora stava friggendo gli ultimi frittelli di
carciofi quando un urlo di gioia esplose dal bagno dove si era
rintanato Bruno, il giovane No-vax; nessuno più aveva urlato
in quel bagno da quella volta che si era rotta la caldaia gettando
sul povero Michele litri di acqua gelida mentre si faceva
la doccia cantando “Hanno ucciso l’uomo ragno” degli
883; oppure quando Silvia aveva letto il suo test di gravidanza
negativo dopo quella serata insieme a quel suo compagno
di scuola, fidanzato della sua migliore amica, in seconda superiore.
Ad ogni modo il tampone del vicino di casa era positivo,
e quel risultato era il suo greenpass per potersi godere
la cena della Vigilia di Natale insieme a quella famiglia.
Uscì fuori dal cesso come ad un gol di Totti al derby;
quelli più sportivi lì presenti si lasciarono trasportare da
quella gioia trascinante, riadattando il loro entusiasmo ai colori
bianco-celesti della loro squadra del cuore.
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«E se è un falso positivo?!» domandò la più ipocondriaca
della famiglia, come se fosse in attesa del responso della var e
volesse frenare quei facili entusiasmi. A fare la domanda era
stata la moglie di Mario: la vegana, che si alimentava solo con
cibo proveniente da agricoltura biodinamica, unica tipologia
di cibo che non le scatenava tutte quelle intolleranze di cui
era affetta; per questo motivo la materia prima per quella
cena era costata un occhio della testa ed era stato parecchio
difficile reperirla. La sua ipocondria, poi, in un mondo improvvisamente
ipocondriaco, aveva assunto connotati grotteschi,
modificandone la natura, trasformandola in uno stilema, in un
vezzo linguistico; lei che era “già-ipocondriaca”, e la sua mente
e i suoi ragionamenti lo erano davvero, temeva, in quella
tavolata, l’unico potenzialmente non positivo.
«Ne ho fatti due. Uno con uno sputo e uno classico con
le caccole!».
Il bambino più piccolo rise per aver sentito la prima parola
riconoscibile in quel bordello di parole incomprensibili;
per questo si infilò le dita nel naso e prese poi a gattonare
eccitato per il piacere dato dallo scaccolamento.
«Benvenuto tra noi!» lo accolse Tommaso.
«Ora però tu sei l’unico senza protezione, potresti ammalarti
seriamente. Noi qui siamo tutti vaccinati».
«Questa è la seconda volta che me lo prendo, la prima la
passai indenne senza grossi sintomi, poi un anno di long Covid
che mi ha tolto tipo mezzo fiato e lasciato il reflusso, e ora
questa nuova infezione... sicuramente ho in corpo una qualche
difesa naturale guadagnata sul campo, quindi stai pure tranquilla
» rispose l’inconsapevole nosofobo all’ipocondriaca.
La vecchia bisnonna chiese di poter abbracciare il giovane,
era felice di accogliere quel reietto della società nella sua
famiglia allargata soprattutto nelle vedute.
«Assaggia uno di questi fino a che avrai le papille gustative
funzionanti. I miei figli non riconoscono un frittello di mele
da uno di broccoli quando sono sani, figurati ora col Covid;
posso dargli pure quelli di tofu lì senza uova vendendoli come
qualsiasi altra cosa. Questi di carciofi e broccoli sono solo per
me e per te e per la ragazza di Tommaso che a pelle mi sta parecchio
simpatica con quel meraviglioso caschetto rosa».
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Il giovane, in realtà, non sentiva già più odori e sapori
da qualche ora, ma per non dar dispiacere alla vecchia si pronunciò
in un orgasmo degno della migliore Meg Ryan.
«Mmmmm... Lei ha davvero le mani d’oro...».
«Era un test. In quel frittello ho messo due punte d’aglio.
Se non sei un amante di quella pianta, credo tu soffra di ageusia
».
Il ragazzo si sentì colto in fallo.
«Ma grazie per il gesto. A quanto mi sembra di capire
solo io sento ancora i sapori e soltanto io mi godrò ‘sti frittelli.
Alla salute! L’aglio è un toccasana se non soffri di ulcera».
«Ho il reflusso da un anno almeno...».
«Allora fatti un antiacido, lo trovi lì vicino al barattolo
della caffè Borbone...», Bruno seguì con lo sguardo le indicazioni
date dall’anziana matriarca.

Specifiche

  • Genere: Racconti
  • Formato: 135x210
  • Pagine: 170
  • ISBN: 9788897320210
  • Anno pubblicazione: 2022
  • Prezzo copertina:: 15.00
  • Esiste la versione ebook?: no

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